“Qualcuno che sembra sempre la stessa persona non è una persona. È un personificatore di persone.” La città della notte rossa – W. S. Burroughs
Tag: psicoanalisi
Una rosa sul banco
UNA ROSA SUL BANCO
Il sostegno al lutto per eventi traumatici e suicidio nella rete con la scuola
Seminario
Sabato 17 febbraio 2018 Distretto del Cinema di Parma Via Mafalda di Savoia, 17a Parma
Partecipazione gratuita con richiesta di prenotazione. Riferimento per le iscrizioni: sgasparelli@ausl.pr.it
Per chi si domanda cosa succede nella mente del terapeuta
Quando si parla di psicoterapia si da per scontato che il focus del discorso giri attorno al paziente, alla sua sofferenza e al suo peculiare modo di stare al mondo.
A volte però capita di dimenticarsi (o è talmente ovvio da apparire a tratti praticamente irrilevante) che la psicoterapia si configuri sempre come l’incontro tra due soggettività e quindi tra due esseri umani in relazione tra loro.
Il terapeuta non è immune dallo stesso mal di vivere dei suoi pazienti, non è un guru, un santone o un essere “superiore”, ma semplicemente una persona che per lavoro ha scelto di occuparsi del dolore degli altri.
Proprio come tutti gli altri però è destinato ad esperire lo stesso dolore del quale, a volte, deve inevitabilmente prendersi cura.
Questo video spiega meglio di mille parole cosa succede nella mente del terapeuta…
Buona visione!
Cosa può significare andare in terapia secondo Lloyd!
Io sono fatto così, non posso cambiare/le persone non possono cambiare/nessuno può cambiare un’altra persona!
- Io non posso cambiare, tu non puoi cambiarmi!
Una delle obiezioni che più di frequente vengono mosse ai terapeuti deriva da un certo scetticismo nei confronti della possibilità che le persone possano davvero cambiare: “Io sono fatto così e non posso cambiare, nessuno può cambiarmi, nessuno può cambiare”.
In effetti siamo abituati a pensare a noi stessi e agli altri come a individui dotati di tratti caratteriali specifici e stabili nel tempo. Conosciamo tutti proverbi del tipo “il lupo perde il pelo ma non il vizio” oppure “chi nasce tondo non muore quadrato”, che sottolineano quanto sia credenza comune che le persone in fondo siano destinate a vivere come ostaggi di loro stesse. Ma se quello che siamo non può essere modificato allora non ci aspetta altro che una vita di rassegnazione al nostro dolore…
In realtà basterebbe pensare a un semplice ma innegabile dato di fatto per confutare questo luogo comune e cioè…che siamo esseri VIVENTI. E vivere significa mutare, trasformarsi di giorno in giorno in altro di diverso. Tagliamo o ci facciamo crescere i capelli, invecchiamo, impariamo una nuova lingua o la tabellina del 9, diventiamo genitori, cambiamo lavoro, casa e amici, ci laureiamo, parliamo con la gente, viaggiamo, sogniamo, ci innamoriamo, ingrassiamo, facciamo sesso, ci poniamo delle domande su noi stessi e sul mondo. Non ci si può sottrarre alla vita. Ogni cosa, anche la più infinitesimamente piccola o apparentemente irrilevante esperienza incide su ciò che siamo e sul nostro modo di intendere noi stessi e il mondo.
Ma se tutto questo è vero, se come esseri viventi siamo concepiti come intrinsecamente mutanti, allora perchè a volte abbiamo la sensazione che nulla cambi mai nè in noi stessi nè negli altri? Perchè ci capita di sentirci intrappolati in una vita sempre uguale che non ci soddisfa, in relazioni sempre uguali che ci fanno soffrire, in un dolore antico e mono-tono?
Per provare a sbrogliare la questione è necessario partire da un assunto di base: se da una parte è vero che come esseri viventi siamo in continua e costante trasformazione, dall’altra è altrettanto vero che restiamo sempre noi stessi durante tutto l’arco della nostra vita. Ciò che è inscritto nel dna non è modificabile, non possiamo scegliere i nostri genitori o il nostro sesso, così come non possiamo scegliere tutto ciò che ci verrà consegnato come bagaglio di tradizione al momento della nascita (paese di origine, lingua, estrazione socio culturale, disponibilità economica ecc ecc). Tutto questo ci è stato dato ed è così che siamo venuti al mondo, non l’abbiamo deciso ed è quello che siamo e che saremo finchè saremo in vita. Tutto ciò però non ci rende in qualche modo “predestinati” a una vita scelta per noi da altri (o dal caso) perchè ciò che è in nostro potere sta nelle particolari modalità secondo le quali decideremo come spendere il nostro unico e irripetibile potenziale umano nel mondo.
Potremmo riassumere quanto appena detto con una domanda: “cosa ne stiamo facendo di quello che siamo?”. Se non rispondiamo prima a questo quesito sarà difficile, forse impossibile, comprendere ciò che vogliamo davvero ed innescare un processo trasformativo di noi stessi che sia davvero edificante.
Qui sta il punto: ciò che possiamo cambiare non è tanto “come siamo” ma l’esperienza che facciamo di noi stessi. Se i lunghi capelli si trasformano in dread lock poco importa dal punto di vista meramente estetico, ciò che importa e sarebbe interessante indagare è perchè la ragazza carina e timida del liceo classico tutta spille e cerchietti ora è una giovane donna che frequenta assiduamente i centri sociali in compagnia di un cane. Cos’ha rappresentato questo cambio di look per lei e per chi le sta intorno? Quale messaggio mandano i suoi capelli per il semplice fatto di essere acconciati in un modo invece che in un altro? O l’adolescente mingherlino che d’un tratto dedica ogni sua energia alla palestra e a potenziare il proprio fisico, cosa significa per lui , giovane uomo, quella nuova forza e quel nuovo aspetto?
Tornando a un discorso prettamente psicoterapeutico è esperienza comune (nel paziente quanto nel terapeuta) che in genere il terapeuta venga contattato da qualcuno che soffre tanto per qualche ragione e che più o meno implicitamente si aspetta di scoprire che questa cosa possa essere modificata.
A volte si riferisce il proprio star male a una condizione esterna o a un particolare evento (“sono stato bocciato”, “mio marito mi ha lasciata per un’altra”, “non trovo lavoro” ecc ecc), altre volte lo si riconduce all’interno e quindi a qualche nostra caratteristica (“non riesco mai a interessarmi a niente”, “faccio fatica a stare con gli altri perchè non sono divertente”, “sono sempre triste e demotivato” ecc ecc). Con molta probabilità è un disagio che si avverte su entrambi i livelli.
Comunque sia, quando ci si rivolge a uno psicoterapeuta è perchè si sente che qualcosa non va e si ha la speranza che questo stato possa cambiare in modo per noi vantaggioso.
L’obiezione viene posta a questo punto “ma è davvero possibile che le cose cambino e che questo avvenga -solo parlando- con qualcuno?”. La risposta è SÌ. E questo è possibile proprio per il fatto che la psicoterapia si configura come uno spazio di esperienza di sè. Di esperienza nuova ed estremamente significativa di sè!
La psicoterapia è questo che di fatto si pone come obiettivo, quello di aiutare il paziente ad acquisire una nuova consapevolezza rispetto a ciò che è e a ciò che sta facendo di sè, attraverso l’esperienza che si basa sulla relazione col terapeuta.
Ed è una relazione che ha come fine ultimo una comprensione più piena e libera di sè, dell’altro e del mondo. Perchè è questo ciò che può cambiare e che può fare una significativa differenza cioè il modo in cui si guarda a sè e alle cose del mondo.
E’ un processo talvolta difficile e tortuoso che può condurre però alla consapevolezza di avere potere su ciò che siamo e su quanto accade intorno a noi. Un potere doloroso che forse non ci aspettavamo e che forse nemmeno volevamo ma che in fondo ci può far sentire nuovamente vivi.
Domande e risposte!
Quali sono le obiezioni che più spesso si sente rivolgere uno psicoterapeuta? Quali sono i dubbi che vorremmo fossero chiariti prima di affidarci a uno specialista?
Benchè sia molto più comune rivolgersi a uno psicoterapeuta ora, di quanto lo fosse solo pochi anni fa, parecchie persone lamentano una scarsa informazione rispetto a questa figura, a tratti ancora avvolta in un fumoso mistero…
In questa sezione proverò a chiarire alcuni aspetti della psicoterapia in termini pratici e comprensibili tentando di rispondere ai dubbi e alle obiezioni più frequenti.
E’ una sezione in continua fase di aggiornamento…se avete qualche domanda da pormi scrivetelo pure nei commenti e sarò felice di rispondervi se potrò!
buona lettura…
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Io non ho bisogno dello psicologo! Faccio da me!
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Non ho bisogno di andare in terapia. Se ho bisogno di parlare mi bastano i miei amici/la mia famiglia/il mio compagno/a
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Io sono fatto così, non posso cambiare/le persone non possono cambiare/nessuno può cambiare un’altra persona!