Che mestiere quello del terapeuta: idealizzato, svalutato, inseguito, abbandonato, guardato con diffidenza, con speranza. Sempre insieme all’altro e contemporaneamente sempre solo.
Avrò fatto bene? Avrò fatto male? Dovevo dirlo oppure no? Dominarsi, dominarsi, lasciarsi andare e poi tornare a dominarsi. Riproporsi uguali a se stessi eppure diversi, giorno dopo giorno. Sostenere una conversazione, tenerla accesa quando rischia di spegnersi, cambiare livello, leggere tra le righe tra le emozioni e le parole, stare col dolore, addolorarsi ma rimare solidi, stoici. Emozionarsi ma non troppo, perturbarsi ma con coerenza, perturbare ma con rispetto, empatia, dimostrarsi professionali ma con misura. Ritararsi ogni volta, ad ogni essere umano. Asciugare le lacrime e rispondere ai sorrisi. Uno shot di centrifugato di tutte le emozioni del mondo, uno all’ora. Mente e cuore, cuore e mente, un po’ più di qua, un po’ più di là. Mantenere un vertiginoso equilibrio.
È dura la vita di un terapeuta, ma che avventura meravigliosa.
